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Un popolo che ti accoglie

Indonesia 2024

Il peso dello zaino, l'afa che rende tutto più difficile, ma è di nuovo viaggio, sinonimo di scoperta e conoscenza.
Siamo arrivati a Giacarta in mattinata, i motorini che sfrecciano suonando i clacson e i tuc tuc fanno da sfondo ad una città asiatica che si è visibilmente aperta all'Occidente cercando di non lasciare andare le sue radici.
Ci infiliamo in un vicolo lungo un fiume, fa caldo alcuni uomini sono a petto nudo mentre preparano i carretti per vendere snack per strada, altri cucinano all'aperto, incuriositi dalla nostra presenza ci sorridono, ci invitano a pranzare da loro e noi ci sediamo su una panca improvvisata in attesa di scoprire cosa ci daranno da mangiare.
Le grida dei bambini e delle mamme che li inseguino li trovi in tutto il mondo, anche nel parco dove ci siamo fermati a riposare al fresco prima di riprendere il cammino fino alla scoperta della moschea più grande dell'Asia, dove abbiamo conosciuto un gruppo di ragazzi e ragazze che praticano arti marziali nel cortile interno, un luogo aperto a tutti.
Siamo di nuovo in aeroporto e il volo delle 2 di notte per Kupang è in ritardo lo attendiamo con la speranza di addormentarci sulle sue poltrone il prima possibile.

Il sole è ancora basso mentre le onde arrivano verso il reef per alzarsi impetuose quasi a sfidare i surfisti che si lanciano a tutta velocità lungo il pendio mentre lei avanza fino a infrangersi dove il fondale è più basso
Oggi è il secondo giorno di relax sull isola di Rote, il giorno prima abbiamo visitato l avamposto più a sud dell indonesia, Pulau Ndana, un paradiso disabitato dove è stata eretta la statua del primo generale indonesiano, il quale guarda verso l'orizzonte come a simboleggiare che lui difende ancora quelle terre.
Oggi partiamo e siamo in transfer verso Timor dove ci aspetta una cena tipica al mercato serale.

L umidità sale e la luce scende mentre ci caliamo nella Cristal Cave, una grotta nella rocca lavica dove l acqua si è aperta un varco e sul fondo ha creato una piscina di acqua cristallina dove fare il bagno e un richiamo irresistibile.
La sera ci siamo spostati a Kampung Solor e camminiamo in una via chiusa al traffico dove le varie bancarelle espongono il pesce fresco, dobbiamo scegliere cosa mangiare e le nostre scelte si limitano solo sull'aspetto estetico prima di scoprire, mentre viene pulito e tagliato da due ragazzini, che stiamo per gustarci una semplice cernia

Siamo stanchi dal viaggio odierno, abbiamo fatto più di 250 km in pulmino, sentiamo i freni fischiare e alziamo la testa interrompendo il sonno che l andamento del mezzo ci concilia ed era lì davanti a noi un cielo rosso del sole che sta cercando di raggiungere la Luna mentre riflettono sull acqua delle risaie che assistono a questo spettacolo tutti giorni durante il riposo dei lavoratori dei campi.
Nel pomeriggio abbiamo conosciuto Natalia che ha i denti rossi e le mani bianche mentre seteccia i sassi della spiaggia, il primo per il betten che mastica tutto il giorno, il secondo dovuto al lavoro che fa.
Il governo locale autorizza a prelevare i sassi che il mare consegna alla spiaggia tutti i giorni e ciò ha trasformato il paesaggio in una cava a cielo aperto difronte ad acqua cristallina

Il cielo stellato si intravede tra le alte chiome degli alberi e delle palme, i grilli cantano, i cani ogni tanto si fanno sentire anche se l ora è tarda. Tutti sono a letto ed io mi godo la natura in solitaria per qualche minuto con i miei pensieri prima di andare a dormire.
Siamo nel villaggio di Boti, stanotte dormiamo qui. Siamo arrivati dopo il tramonto, la strada fino a qui è stata rinfrescata dalla visita di una bella cascata su più livelli.
L 'arrivo al villaggio è stato accompagnato dai saluti dei bambini e delle donne lungo la strada bianca che il pulmino ogni tanto faticava ad arrampicarsi. Appena scesi siamo andati a salutare la famiglia reale, dove ci hanno accolto con tè e caffè da bere, frittelle e cips di banane. Stasera il re della tribù del villaggio non c'è, ci ha accolto il fratello e le sorelle, ci hanno raccontato le loro osanze tra cui che da loro un figlio resta a casa e gli altri possono andare via, che si lavora 8 giorni di fila e poi uno di riposo.
Qui se stai male non esiste il medico ma ci sono gli sciamani che si tramandano di generazione in generazione la conoscenza.
Dopo una cena in ciotole di noce di cocco ci mostrano le loro danze e le loro musiche, mentre ballano su una musica tantrica uomini e donne riproducono le movenze delle galline e dei galli tramite passi lenti e veloci sempre muovendo nel vento il pareo fatto a mano e tenute sulle spalle e gli uomini con i maceti tra le mani.
Mentre vado a letto penso all incontro di domani che sarà il più emozionante di tutti, andremo a vedere il villaggio dei tagliatori di testa.

La gente ci osserva, i ragazzi sorridono, capiamo che non sono abituati a vedere turisti alle loro feste. Oggi è il 17 Agosto e festeggiano l'indipendenza tramite balli che ragazzi e ragazze fanno davanti alle autorità del luogo. Ci fanno spazio per farci stare in prima fila, la folla intorno a noi aumenta, qualche ragazzo si fa coraggio e ci chiede da dove veniamo, vedono che scattiamo foto ai loro abiti tipici e subito inizia uno scambio di scatti che ci porta ad una continua richiesta di selfie da parti dei più giovani, in un attimo la situazione si ribalta e diventiamo noi l'attrazione del momento. Una sensazione inaspettata, divertente e probabilmente unica, ma dura poco perché dobbiamo riprendere il viaggio per raggiungere la tribù dei cacciatori di testa che raggiungiamo poco.
Le case sono tipiche di queste isole, sono guerrieri che decidono se entrare in guerre o no con i nemici dalla rottura di uovo di gallina.

Sono sul ponte del traghetto che nella notte ci ha portato sull isola di Savu, il mare è calmo, il sole è ancora basso e la gente comincia a uscire dalle sue cabine mentre navighiamo vicino alla costa dell isola e i pescatori con le loro piccole barche continuano il loro lavoro.
Abbiamo passato un paio di giorni a conoscere alcune famiglie reali di piccole tribù, visitato chiese, giocato a basket con i ragazzi locali, girato per i mercati tra i sorrisi stupiti dei locali e lo scambio di foto per avere anche loro un ricordo di noi europei.
Resteremo un paio di giorni su questa isola che dovrebbe essere la più remota, vedremo cosa ci regalerà.

Le ballerine danzano sul palco al ritmo di musica locale indossando vestitii tipici, i loro passi sono lenti ma sinuosi, il pubblico e le autorità locali applaudono.
Siamo al festival Kelabba Madja sull isola di Sabu, in poco tempo diventiamo anche noi un attrazione del festival, due di noi vengono intervistati dalla televisione, noi altri veniamo continuamente coinvolti in selfie o foto di famiglia.
Il giorno prima abbiamo visitato villaggi, scoperto una loro dama scavata nella roccia, siamo tornati bambini giocando con le onde alte circa due metri, assistito alla creazione dei tessuti Ikat sotto una gigantesca scultura di cristo e visitato grotte.
L isola è povera di servizi, nel bagno non esiste la doccia o il lavandino ma solamente una cisterna piena di acqua e un water. In compenso la gente è molto socievole, sorridono al nostro passaggio e accettano volentieri due parole con noi forestieri.
Stasera torniamo sull isola di timor con lo stesso traghetto dell andata, ormai il tempo su queste isole sta terminando ma speriamo che abbia ancora voglia di farci apprezzare la sua spontaneità

Siamo seduti all'aperto in un locale della piazza della città vecchia di Giacarta, le famiglie che fino a pochi minuti prima cenavano seduti sulla pavimentazione mentre ascoltavano i gruppi che suonavano dal vivo sono andati a casa a dormire, noi intanto ridiamo pensando alle vicende passate in vacanza come se fossimo via da alcuni mesi, ormai con alcuni anche la confidenza è di casa.
Gli ultimi due giorni abbiamo fatto visita al figlio di un Re di un regno di Timor, qui i reali sono solo istituzionali non hanno più i doveri di una volta, abbiamo giocato nelle piscine naturali di una cascata, siamo rimasti colpiti nell'incontrare una piccola colonia di scimmie che cercano di rubarci il cibo e l'acqua, abbiamo fatto il bagno sotto la pioggia in attesa che il sole facesse capolinea, abbiamo mangiato il maiale cotto su un letto di legno, abbiamo ballato in spiaggia con una famiglia indonesia, abbiamo assistito ad un complanno nella chiatown di Giacarta.
I volti sono stanchi e nascondano un poʻ di amarezza, in questi giorni abbiamo riso, discusso, condiviso momenti imbarazzanti e forse abbiamo scoperto nuovi amici e nuovi compagni per viaggi futuri, ma per alcuni di noi queste ultime righe sono l'inizio di un nuovo capitolo che ci porteranno alla scoperta di qualcosa di nuovo.

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